mercoledì 12 ottobre 2016

Shadows in Philly

Jackson cerca guai


C'è un momento nella vita degli uomini nei quali si rompe qualcosa dentro di loro. Forse è questo quello che è successo a lui. O forse è sempre rimasto sopito quel mostro che tanti cercano di seppellire dentro. Poi, dopo una serie di determinati eventi che si susseguono, la mente ti dice di fare altro, che è il momento giusto per utilizzare i tuoi poteri per riportare un po' di giustizia lì dove il tuo Governo, il tuo sistema giudiziario non possono arrivare. Perché diciamocelo: pochi giorni di Sand Machine non sono abbastanza per tenere lontano un criminale dalla strada. Non bastano, no. Devi farglielo capire diversamente, visto che la sua mente, dopo anni e anni e anni passati dentro un edificio finto, non è riuscita a fargli cambiare idea, a fargli cambiare mentalità. La SSA, poi, non aiuta di certo a dargli la fiducia necessaria nei confronti del sistema.

Forse la maggior parte dei detenuti si redime, ma non tutti. Non i Phoenix. Loro continuano a distruggere Philadelphia, continuano a lottare contro qualcosa che contribuiscono solo ad alimentare. E Jackson non lo può permettere. E non lo permetterà. Ma d'altro canto sappiamo tutti come potrebbe andare a finire:
  1. Si fa ammazzare
  2. Si fa catturare e poi torturare
  3. Finisce in prigione
Tre opzioni, una migliore dell'altra, no? Ma è così. Jaime Parker, il suo Direttore alla Superhuman Control Force probabilmente già sa, o comunque immagina qualcosa. Immagina che uno dei suoi Prime abbia perso la via, abbia indossato una maschera che aveva sempre giurato di combattere (e Victoria Walker, la sue ex moglie, lo sa bene. Quella stronza gli ha mentito per anni e alla fine cosa faceva di notte? Lo tradiva con l'istruttore di yoga? Too easy. Era una vigilantes illegale!) per andare a catturare da solo i criminali. Ci riuscirà? Non credo. Continuerà a farlo? Probabilmente. E a quel punto sapremo cosa ne sarà di Jackson Backer, il falso paladino della giustizia.


No one can save you. Only you.